Ingredients
Directions
Se voi, o i vostri figli, avete guardato i cartoni animati giapponesi, di certo ricordate quel rotondo gatto robot di colore azzurro, Doraemon. Si, in Italia i dorayaki sono diventati famosi per essere il piatto preferito di Doraemon già negli anni 80. Il loro nome pare derivare dalla parola dora che significa gong, e infatti la loro forma e colore ricordano lo strumento. La leggenda racconta che un samurai dimenticò il suo gong a casa di un contadino presso il quale si era nascosto dai suoi nemici, e che questi lo usò per preparare il primo dorayaki, da questo, appunto, deriverebbe il nome.
Steps
1
Done
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Mettete a bagno i fagioli per almeno 8-10 ore. Per fare l'anno, fate bollire i fagioli in 3 tazze di acqua, lasciate bollire per 5 minuti, poi spegnete, scolate i fagioli dall'acqua di cottura e sciacquate la pentola. Coprite dinuovo i fagioli con 2 o 3 tazze di acqua fredda, aggiungete lo zucchero e la vaniglia e riportate a bollore, per poi abbassare il fuoco e far cuocere a fuoco lento per circa 2 ore (aggiungendo acqua se serve), fino a quando non siano morbidi e ben cotti. Eliminate il liquido in eccesso, frullate fino a creare una densa crema e lasciate riposare, regolando di zucchero a piacere. |
2
Done
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Per preparare i dorayaki, in una ciotola sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete le due farine, il tufo, che avrete schiacciato con una forchetta, e l'acqua necessaria a rendere tutto cremoso (appena più sodo della pastella di una crepe, infatti questo impasto è simile a quello del panidispagna), infine il lievito sciolto in poca acqua tiepida. Mescolate e lasciate riposare almeno mezzora. |
3
Done
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Ungete quindi una padella con poco olio e fate cuocere delle cucchiaiate di pastella con poco olio, mantenendo una forma tonda, piccola, oppure utilizzate un pentolino dalla misura dei vostri dorayaki. Quando da un lato sono coloriti e cotti, girateli e cuocete dall'altro lato molto velocemente. |
4
Done
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Lasciate raffreddare i vostri dorayaki in un piatto. Infine farciteli con l'anko, spalmandolo sulla parte più chiara e quindi unendoli a due a due, come dei sandwich. |