Olio evo: Il petrolio italiano

La prima domanda che mi fecero al corso di sommelier fu: “Quante bottiglie di olio hai a casa?”
Io risposi che ne avevo una, e la conseguente seconda domanda faceva così: “Ma perché, mangi sempre lo stesso piatto?”
Queste poche parole già aprirono uno squarcio su quello che poteva aspettarmi. Su quello che poteva essere il mondo dell’olio EVO.
Giusto per dare un numero, in Italia abbiamo quasi 600(seicento) CULTIVAR diverse ed accertate. La parola CULTIVAR è un acronimo delle parole CULTIVATED VARIETY. La Spagna, che è il primo paese produttore di olio al mondo, ne ha circa la metà. Questo già fa capire il patrimonio ed il tesoro che abbiamo qui nel nostro paese. Partendo dalla Lombardia e scendendo giù fino alla profonda Sicilia, abbiamo qualità così diverse che raccontano storie, ci fanno vedere e capire i territori da cui provengono, ci raccontano l’amore che ci viene messo per ottenere certi risultati; e questo attraverso i profumi ed i sapori.
Fare olio EVO vuol dire mettere energie, fisiche ed economiche, vuol dire metterci passione ed emozione, vuol dire avere pazienza e tempo, significa avere cura, proprio come si fa quando si ama qualcuno. L’olio EVO è un frutto d’amore. Ma dobbiamo renderci conto, che tutto questo, che noi si assapora quando vogliamo accrescere il valore di un piatto, ha un costo. La qualità generalmente è costosa. Oli che vengono messi in vendita per 3 o 4 o 5 euro al litro difficilmente sono qualitativi. Ma anche di questo parleremo più avanti.
L’olio EVO buono merita il costo che ha.
Alla prossima amiche ed amici.

Rubrica a cura di Fulvio Raimondi